Rendiconto finanziario: struttura e importanza

04/07/2023

Contesto normativo

Il rendiconto finanziario è diventato documento obbligatorio del bilancio d’esercizio, insieme allo stato patrimoniale, al conto economico e alla nota integrativa, dal 1° gennaio 2016 in recepimento nell’ordinamento italiano della direttiva europea 2013/34/UE in tema di bilancio d’esercizio, l’articolo 2423 comma 1 del codice civile cita che:
Art. 2423. Redazione del bilancioGli amministratori devono redigere il bilancio di esercizio, costituito dallo stato patrimoniale, dal conto economico, dal rendiconto finanziario e dalla nota integrativa […]”.
L’obbligo di redazione del rendiconto non riguarda indistintamente tutte le imprese bensì solo quelle per le quali è richiesta la redazione del bilancio in forma ordinaria: restano infatti escluse dall’obbligo della redazione del rendiconto finanziario:
  • le “piccole imprese” (art. 2435-bis del codice civile) ovvero le imprese che nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non hanno superato due dei seguenti limiti:
1) totale dell'attivo dello stato patrimoniale: 4.400.000 euro;
2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 8.800.000 euro;
3) dipendenti occupati in media durante l'esercizio: 50 unità
  • le “micro-imprese” (art. 2435-ter del codice civile) ovvero le imprese che nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non hanno superato due dei seguenti limiti:
1) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 175.000 euro;
2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 350.000 euro;
3) dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 5 unità.

Contenuto informativo del rendiconto finanziario

Il rendiconto finanziario è un prospetto che contiene, in sintesi, l’evoluzione dei flussi finanziari (aumento o una diminuzione dell’ammontare delle disponibilità liquide) ottenuti alla fine dell’esercizio chiuso, partendo dai saldi dell’esercizio precedente.
Si sottolinea la rilevanza del rendiconto finanziario per la “corporate finance” in quanto permette di analizzare e misurare il fabbisogno di liquidità derivante dal programma annuale delle attività dell’impresa e determinare quali siano state le aree gestionali che abbiano assorbito o rilasciato “cassa”. In ottica previsionale, lo stesso schema potrebbe essere preso come base di partenza per determinare i flussi di cassa prospettici fornendo quindi uno starting point per la redazione del budget finanziario e utile anche nella valutazione delle scelte di copertura finanziaria con particolare riferimento al credito bancario a breve termine.

Lo schema del rendiconto finanziario è disciplinato dal codice civile all’art. 2425-ter:
Art. 2425-ter. Rendiconto finanziario. Dal rendiconto finanziario risultano, per l’esercizio a cui è riferito il bilancio e per quello precedente, l’ammontare e la composizione delle disponibilità liquide, all’inizio e alla fine dell’esercizio, ed i flussi finanziari dell’esercizio derivanti dall’attività operativa, da quella di investimento, da quella di finanziamento, ivi comprese, con autonoma indicazione, le operazioni con i soci
Lo stesso viene trattato tra i principi contabili dell’Organismo Italiano di Contabilità in particolare con la pubblicazione OIC 10, che contiene, fra gli altri, anche gli schemi “operativi” di redazione (di fatto “gli standard”) attinenti alla norma per la redazione di tale modello.

Questo schema è fondamentale per la creazione di piani pluriennali, come Business Plan e/o Piani Industriali, ma a cosa serve il rendiconto?
Nel Business Plan traduce in numeri l’idea della direzione e valuta la fattibilità del progetto e le possibilità di guadagno. È uno dei documenti fondamentali necessari per richiedere un finanziamento e che esprime la sostenibilità del debito.
Nel Piano Industriale invece, che è un’evoluzione del Business Plan e si inserisce generalmente in un quadro di attività già in essere, descrive le strategie, gli obiettivi prefissati e il valore prodotto in termini economici, patrimoniali e finanziari.
Con l’introduzione del nuovo Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza, il quale ha imposto l’obbligo alle imprese di dotarsi di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile, il rendiconto finanziario assume insieme al budget economico e patrimoniale un ruolo essenziale nel calcolo del segnale d’allarme denominato DSCR (Debt Service Coverage Ratio) cioè è il «rapporto di copertura del servizio del debito». Il DSCR è di derivazione bancaria, viene infatti definito come indice di Bancabilità, dato che viene utilizzato dagli istituti bancari per valutare la capacità di un’impresa di restituire il debito contratto.
Il DSCR è un indice che misura la sostenibilità finanziaria del debito aziendale, cioè la capacità futura (dei successivi 12 mesi) di un’impresa di onorare i propri debiti finanziari con i flussi di cassa generati dalla gestione operativa.
Come si calcola?
L’indice ha al numeratore il “cash flow operativo” e al denominatore il “cash flow al servizio del debito”. Il suo risultato è fondamentale nell’analisi aziendale in quanto permette di capire se la gestione caratteristica produca un ammontare di cassa sufficiente a pagare i debiti contratti.

Classificazione dei flussi finanziari nel rendiconto finanziario

L’OIC 10, riprendendo la norma civilistica, classifica i flussi finanziari sulla base dell’attività (o area gestionale) che li ha generati sulla base di queste 3 categorie:
A - Flussi da attività operativa: ovvero tutti i flussi sottesi al ciclo operativo dell’azienda (acquisizione, produzione e distribuzione dei beni/fornitura di servizi);
B - Flussi da attività di investimento: ovvero tutti i flussi riferibili all’acquisizione o alla cessione di immobilizzazioni materiali, immateriali o finanziarie (presenti nell’attivo fisso) e all’acquisizione o alla cessione di attività finanziarie non immobilizzate (presenti nell’attivo circolante come azioni, titoli di Stato, obbligazioni etc.);
C - Flussi da attività di finanziamento: ovvero tutti i flussi finanziari derivanti dall’ottenimento o dalla restituzione di risorse finanziarie da capitale di rischio (derivanti dal c.d. “equity” come ad esempio gli aumenti di capitale o il pagamento di dividendi) o da capitale di debito (derivanti dal c.d. “debt” come ad esempio l’accensione o la restituzione di finanziamenti a breve o lungo termine concessi da banche). Questa categoria rappresenta pertanto la copertura dei fabbisogni finanziari e ne distingue la fonte interna da quella esterna (l’indebitamento).
Il flusso finanziario generato dall’attività operativa (A) può essere determinato sia con il metodo indiretto (rettificando opportunamente l’utile o la perdita d’esercizio di conto economico dalle componenti puramente contabili in modo tale da “trasformare” i componenti positivi e negativi di reddito in entrate e uscite di cassa, cioè in variazioni di disponibilità liquide) sia con il metodo diretto (avendo in questo caso evidenza in dettaglio dei flussi finanziari).

Determinazione del flusso di periodo

Si perviene alla determinazione del flusso finanziario di periodo come incremento (decremento) delle disponibilità liquide (somma algebrica dei flussi finanziari riferibili alle varie attività A ± B ± C). Tale flusso, sommato alle disponibilità liquide all’inizio dell’esercizio (depositi bancari e postali, assegni, denaro e valori in cassa), permetterà di ottenere le disponibilità liquide alla fine dell’esercizio.

Pareto Software: la soluzione

Per facilitare il compito di amministratori e imprenditori, abbiamo creato la riclassificazione finanziaria, con la quale ogni azienda o consulente potrà calcolare i cashflow di periodo.

La sezione Adeguati Assetti è già operativa e potrai redigere da subito il report per la tua azienda o i clienti del tuo studio, contattaci per approfondire!

Condividi linkedin share
Siglacom - Internet Partner