Certificazione per la parità di genere: il principio di trasparenza e gli incentivi del PNRR

13/07/2023

Sono ormai più di 200 le imprese italiane che hanno intrapreso, su base volontaria, il percorso per la Certificazione per la parità di genere.  Grazie ai numerosi atti adottati dall’Unione europea ed in particolare alla Direttiva 2006/54/UE sull’attuazione del principio della pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e di impiego, si è avuta, immediata, una grande spinta sui temi della Responsabilità sociale di impresa legata al tema del Gender gap.
La partecipazione economica delle donne alla vita della società, attraverso l’inclusione nel mondo del lavoro, è infatti uno dei punti di debolezza dell’Italia, la quale, mostra ad oggi, un tasso di occupazione femminile di 18 punti inferiore a quello maschile, confermando notevoli divari anche tra le regioni.

La certificazione

La certificazione in esame mira ad apportare un cambiamento di rotta all’interno dei contesti aziendali, inserendo tra gli obiettivi strategici anche quelli relativi al raggiungimento di una parità di genere, sia dal punto di vista occupazionale che salariale, escludendo qualsiasi forma di discriminazione e retaggio culturale ormai considerato obsoleto.
Il sistema di certificazione si basa, nello specifico, sulla misurazione del grado di maturità organizzativa di un’impresa, toccando 6 aree fondamentali relative ai temi sociali più colpiti nel contesto lavorativo attuale (Cultura e strategia, Governance, Processi HR, Opportunità di crescita e di inclusione di donne in azienda, Equità remunerativa, Tutela della genitorialità e Conciliazione tempi vita-lavoro). Per le micro e piccole imprese, sono state previste semplificazioni in termini di soddisfazione di indicatori prestazionali (Kpi) con il fine di agevolare la maggior parte delle imprese italiane, ad intraprendere un percorso positivo sul tema della parità di genere.
L’ottenimento della certificazione, introdotta con la Legge del 5 novembre n°162/2021, che modifica il Codice delle pari opportunità (art. 46-bis), è anche parte integrante del PNRR alla Missione 5, la quale introduce incentivi a sostegno dell’empowerment e occupazione femminile all’interno delle aziende. La certificazione è infatti pensata come un vero e proprio sistema di gestione, il quale deve essere implementato e monitorato annualmente in ottica di miglioramento continuo e rinnovato ogni tre anni.

La normativa

Con la Direttiva 2023/970, l’Unione Europea punta ad indirizzare gli Stati Membri ad utilizzare lo strumento della trasparenza durante la rendicontazione dei dati quantitativi sulla parità di genere, facendo ricadere sul datore di lavoro, la responsabilità della veridicità di quanto raccolto e dichiarato, ai fini dell’ottenimento della certificazione.
Infine, così come previsto dal PNRR, per le aziende che decidono di mettersi alla prova ed investire in piani strategici di innovazione culturale e promozione del lavoro delle donne (o del sesso meno rappresentato) sono in arrivo, oltre che lo sgravio contributivo dell’1% all’anno (fino ad un massimo di 50.000 euro per azienda), anche 5,5 milioni di euro dei 10 stanziati dal PNRR. I bandi previsti serviranno, infatti, ad erogare alle imprese che otterranno la certificazione, contributi fino a 12.500 € (Iva compresa), i quali saranno distribuiti in base al numero di dipendenti e al numero di giornate di audit, da parte di Ente terzo, necessarie al rilascio dell’attestazione.
Certificazione per la parità di genere: il principio di trasparenza e gli incentivi del PNRR
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